lunedì 28 aprile 2014

RESTARE COPPIA (DOPO I FIGLI). CE LA POSSIAMO FARE?

È verità indiscussa che ogni coppia infelice con figli è infelice a suo modo. Parafrasando Tolstoj, Sam Leith potrebbe sottoscrivere lui questa frase senza pensarci troppo. Cronista del Guardian, ad agosto ha accettato di fare da cavia per un esperimento singolare: ha aperto le porte della sua casa al guru di terapia familiare Andrew G. Marshall, autore del bestseller “Io ti amo ma tu mi metti sempre all’ultimo posto”Un manuale di terapia di coppia destinato a chi ha figli e ha visto la coppia disgregarsi sotto i colpi di questi deliziosi, piccoli e amatissimi nuovi membri del nucleo familiare. Con dieci regole ferree da applicare per tutelarsi dallo tsunami bambini.
Leith è partito dall’autoanalisi della propria famiglia. Le tante parole non dette tra lui e la moglie Alice,in una guerra fredda di coppia. O gli sguardi persi nel vuoto al mattino di fronte a colazioni infernali in cui Marlene, 4 anni, si impunta perché vuole non solo Special K ma anche l’aggiunta di Shreddies. O Max, due anni, urla disperato per il latte versato, a torto, sui suoi cereali. Bastano le immagini di quella mattinata, pubblicate dal Guardian , per comprendere subito quello che Sam dichiara disarmato:
«Se Alice ed io ci fermiamo a riflettere su come fosse la nostra vita prima dei bambini, la verità è che non ce la ricordiamo più. Non ce lo ricordiamo perché la mia mente in questi giorni è come un pannolino zuppo. Ma sono certo che c’è stato un passato fatto di risate, baci,e passeggiate nei campi. Vacanze a Instanbul e Marrakech, o in auto in giro per la Provenza. Invece l’ultima nostra estate l’abbiamo passata in un motel francese senza finestre, aspettando che i bambini si addormentassero».
Sam Leith si è messo di fronte a uno specchio, e ha analizzato la sua coppia con una freddezza da entomologo: «Il nostro matrimonio è solidissimo. Abbiamo due bimbi bellissimi, una bella casa, due bei lavori. Ma so che trascorreranno almeno dieci anni prima di ricominciare a sorridere. Parliamo del 2023! Eppure stiamo facendo semplicemente quello che ci chiede la società: mettendo i nostri figli al primo posto». Poi si pone la domanda fatidica: «E se stessimo sbagliando tutto?».
La risposta è arrivata proprio da Andrew G. Marshall, invitato a casa per studiare i Leith. E la soluzione fornita alla fine di questa giornata di studio, a quanto sembra, va contro ogni moderna tendenza: dovete mettere i bambini al secondo posto. Spiega Marshall: «Sarebbe più facile convincere le persone a mangiare un gatto che a seguire questa regola banale». Suppergiù la stessa cosa che nel 2005 aveva provato a spiegare agli americani la scrittrice Ayelet Waldman nel suo libro Motherlove , nel quale dichiarava di amare di più suo marito rispetto ai loro bambini: «Siamo noi il cuore, i bambini i satelliti». Si scatenò un putiferio, e ci fu perfino chi si spinse a chiedere l’intervento dei servizi sociali. Waldman fu costretta a spiegarsi da Oprah Winfrey. Succederà anche a Marshall? Intanto il suo metodo funziona eccome. Sam Leith, dopo la visita a casa, si è impegnato per applicare le dieci regole e convincersi che Alice viene prima di tutto. Via dunque a messaggini lasciati sul frigo o scritti sullo specchio del bagno. Telefonate per dirsi solo ti amo. Spazi ritagliati davvero per se stessi. E regole, ai bambini, per non farsi invadere la vita. Con un unico obiettivo: salvare la coppia. Perché, giura Marshall, solo così si salvano anche i bambini.
Angela Frenda

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